"il mondo editoriale" di P.S.
Dalla minifanzine-bollettino periodico anno I dicembre 1981 ecco un articolo che tratta l’editoria professionistica per gli inizi degli anni ’80.
La grande trasformazione del mondo editoriale (pensiamo solo all’entrata in campo del PC e internet e al quasi totale potere sopravvenuto tramite le corporations) ha variato molte cose presenti in questo articolo. Altre sono state al contrario valide previsioni. Il testo evidenzia l’inizio della crisi libraria di SF degli anni ’80 che porterà il mercato a rivolgersi alla narrativa fantasy e che non sarà più in grado, autonomamente di indirizzarsi verso la narrativa di anticipazione molto più impegnata e insofferente al sistema politico-economico. Il fandom aveva negli anni ’80 molto materiale su cui concentrare la propria attenzione.
Il 1981 sta terminando e già si possono fare alcune considerazioni sull’annata “fantascientifica” in Italia. Vi sono due aspetti apparentemente contrastanti delle iniziative che hanno interessato quest’anno gli appassionati.
La “ Italcon “, i convegni di Pescara, di Chieti, altre manifestazioni come “FantaRoma” o la “Littlecon” pugliese sembrano aver evidenziato un gran interesse verso l’aspetto, diciamo didattico, congressuale, di molti produttori, ma anche di semplici appassionati.
All’opposto il mercato editoriale sembra aver avuto un crollo, soprattutto a livello di vendita del prodotto. Le cause possono essere molteplici e molto probabilmente strettamente collegate fra loro.
Noi tutti sappiamo che la vendita del libro (e stiamo considerando ora l’intero mercato), soffre perennemente del poco interesse del pubblico in genere, più portato a recepire il messaggio più superficiale dei mezzi visivi. La recente riforma sull’editoria è stata caldamente sospinta più da interessi specifici di un gruppo finanziario in crisi, che da una fattiva esigenza di trovare spunti alternativi.
Nel caso specifico dei quotidiani (che fra poco potranno essere venduti anche nei supermercati) si è arrivati alla più che dubbia affermazione che il lettore non fruisce di questo prodotto, perché mancano i punti di vendita.
Non entriamo assolutamente nel merito della qualità del mercato librario (il discorso ci porterebbe molto lontano), ma altri aspetti di questa crisi, beh, la riforma editoriale neppure li ha considerati.
Prendiamone uno: la qualifica del personale. Il commesso di libreria, che in effetti potrebbe essere un punto chiave per l’acquisto diretto è assunto all’ultimo livello della scala retributiva del commercio, i suoi compiti sono di magazziniere, guardiano e solo dalla sua disponibilità, preparazione, nasce la sua qualifica e solo, tra l’altro, con il passare degli anni. Non esiste alcuna scuola che qualifichi questo lavoro, che all’opposto è di grande responsabilità. La cultura, l’istruzione fanno parte del grande concetto diritto-dovere del cittadino e questo compito dovrebbe essere patrocinato dallo Stato, per mezzo del Ministero della Pubblica Istruzione. Ed ecco un punto chiave: una scuola di preparazione tecnica, che potrebbe anche essere un’importante occasione per impiegare giovani preparati letterariamente.
Ma è solo un aspetto questo, comunque neppure vagliato dalla riforma.
L’editoria del “fantastico” (comunque vale anche per i testi sulla mitologia, sul simbolismo, etc…) soffre più delle altre della mancanza di preparazione del venditore e il lettore è lasciato solo nelle sue richieste.
Le librerie specializzate sono le uniche a venire incontro agli interessi degli appassionati, ma comunque sono pochissime e la loro sopravvivenza è legata a fili tenui di commerciabilità.
L’edicola ha un suo mercato, ma è strettamente legato a fattori poco conoscitivi, dato che è difficile stabilire il rapporto tra lettore occasionale e quello fisso.
“Urania” ha completamente distrutto il mercato con la sua uscita settimanale: quantitativamente perché è impensabile una concorrenza a tali livelli e qualitativamente con un prodotto in certi casi mediocre, che non aiuta il lettore occasionale a ripetersi nell’acquisto di un libro. Se a millecinquecento lire la fantascienza è banalità perché un essere senziente deve rischiare a comprare a settemila lire un altro libro di science fiction?
In edicola rimane a livello di periodici la casa editrice Armenia a cui non si può negare lo sforzo per essere un’alternativa (ricordiamo che questa casa editrice creò “Robot” e la sfortunata “Aliens” (17)).
“Omicron” (18) e recentemente la “Rivista di Isaac Asimov” (19) sembrano puntare nella ricerca di modelli diversi, ma già la prima ha chiuso e per la seconda si può solo sperare che l’editore (che rimane sempre un imprenditore) abbia un riscontro nelle vendite.
(17)
Sulla chiusura di “Aliens” ricordiamo Delos 31 che ripubblica l’editoriale di Vittorio Curtoni sulla chiusura della rivista.
(18)
Di Omicron uscirono 7 fascicoli (la numerazione dell’ultimo era 7/8). Tutti autori di serie A. Le affascinanti tavole delle copertine erano di Franco Storchi. Vennero pubblicati:
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(19)
La Siad pubblicò: “La rivista di Isaac Asimov” (1979-1980, 4 nn. Cit. tratta dal sito SF Quadrant)) e ” Isaac Asimov rivista di fantascienza” (1981-1982, 11 nn.).
Altre riviste (citiamo per esempio quelle curate da Luigi Naviglio (20)) soffrono più delle altre la non appartenenza alle varie logge fantascientifiche e si rivolgono soprattutto a un pubblico di non esperti (e gli “esperti” nel nostro paese è sempre deleterio non “nominarli”!).
Maggiore è il mercato dell’illustrazione e del fumetto: “Totem”, “1984” sembrano avere invece una forte riscossione di pubblico, anche per la ponderata scelta dei curatori verso disegnatori di primo piano (Corben per esempio).
Fuori dalla crisi sembra essere la casa editrice ”Nord” che sia in edicola che in libreria ha la quasi totalità dei consensi dei lettori. La specializzazione delle collane, l’inserimento di autori italiani, l’ottima impostazione grafica sono gli aspetti più validi del lavoro editoriale della “Nord”. “Cosmo informatore” (si può tranquillamente affermare) che sia una rivista in tutta regola, che giunge gratuitamente a migliaia di lettori.
In casa “Fanucci” e “ Libra” le cose vanno diversamente e qui occorrerebbe l’opinione dei diretti interessati: la collana “Futuro biblioteca” che ha chiuso con il n° 50 (21) è certamente apprezzata, ma a quanto pare non vende. Quali sono le cause? Altra domanda, forse senza risposta: perché la scelta di una collana come Saturno (22) da parte della “Libra” che proprio in questi giorni è stata persino posta fuori catalogo? Non si sapeva già in partenza che questa collana era un rischio commerciale?
(20)
Su Luigi Naviglio dedicheremo un articolo specifico.
(21)
Per Mario Sumiraschi la collana “Futuro Biblioteca di fantascienza” editrice Fanucci (50 libri usciti dal 1973 al 1981) è in assoluto una delle esperienze più interessanti di lettura di SF nel nostro Paese. Romanzi affascinanti in un percorso estremamente ampio dalla SF tecnologica-ecologista di “Incidente nucleare” di Lester Del Rey al “dark” di “Colui che ascoltava nel buio” di Algernon Blackwood, dal (capolavoro!) “Jack Barron e l’eternità” di Norman Spinrad al divertente “Marziani andate a casa” di Fredric Brown. E così via. Importanti sono sempre state le introduzioni di Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco, ricche di spunti e contenuti.
(22)
36 libri dal 1977 al 1982. Dopo un inizio con alcuni autori interessanti la collana si indirizzò alla SF fantastica-avventurosa di autori decisamente “datati” per il gusto del pubblico (Guieu, Statten, Vadel, Bruss etc …).
Ogni editore ha giustamente il diritto di fare le proprie scelte: ma l’editore della “Libra” Malaguti non crede che il pubblico sia abbastanza maturo da decidere da sé qual è un capolavoro, non solo perché una “fascetta” lo afferma?
L’interesse comunque si è rivolto (e qui c’è evidentemente una scelta ragionata) verso la mitologia, simbolismo, esoterismo e aspetti del fantastico che generalmente sono interpretati da case editrici non specializzate.
Le “Mediterranee”, “Adelphi”, “Franco Maria Ricci” (ne citiamo solo tre) hanno aperto un mercato diverso, con stimoli nuovi, comunque di qualità superiore.
Un settore che ci sembra ottenere vasti consensi è quello dell’illustrazione nelle edizioni di fantascienza. Bani, Storchi, Mangoni, D’Amico etc …, proprio quest’anno si sono inseriti appieno varcando anche i canali nazionali di pubblicazione. A nostro parere l’alta professionalità espressa dai vari: Thole, Berni, Festino, etc … sembra avere una continuità nell’impegno dei più giovani.
Le pubblicazioni amatoriali proseguono secondo uno schema ormai standardizzato: alla chiusura di una, c’è l’apparizione di una nuova. Il livello è molto buono soprattutto per la ricerca effettuata dai vari curatori che in molti casi (vedi “Famzine” (23), “Crash” (24), “Lucifero” (25), “Kadath” (26), “Il Re in giallo” (26), “Bibliografie di FS” etc …) si muovono con approcci fuori da modelli ormai conosciuti da tempo.
Da ricordare anche “Wow” la rivista condotta da Luigi Bona che tratta in modo esemplare il fumetto (e in parte la SF).(27)
(23)
Ricordiamo l’intervista al curatore di “Famzine” e le “Bibliografie di SF” Dionisio Castello nel nostro sito nella categoria Interviste.
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(26)
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Qualche fanzine ha anche preso il volo verso pubblici più vasti: “Dimensione cosmica”, “L’Altro regno”, “SF…ere”, raggiungono alti livelli di stampa e diffusione.
In questo campo è da menzionare “Intercom” il bollettino curato (per ora) da Pippo Marcianò che esce mensilmente e che fornisce un vasto panorama di ciò che è pubblicato (e che la minifanzine di City almeno in parte vorrebbe prendere a esempio). La forza (o per alcuni la debolezza) di “Intercom” sta anche nell’aspetto fortemente polemico in certi suoi tratti specifici: come le lettere in redazione.
Il mondo del fandom è forse l’unico che riesce a mantenere una certa spontaneità d'intenti e certamente è lo strumento più valido per chi vuole approfondire la propria preparazione.
Forse la fantascienza sta iniziando in Italia una sua caratterizzazione: il vero appassionato sta subendo un “riflusso” causato anche dall’appropriamento dei mass media di certi archetipi (vedi i film commerciali pseudo fantascientifici, oppure immagini “spaziali” per la pubblicizzazione di prodotti di consumo), come pure dalla mistificazione globale, caratterizzata dalle innumerevoli serie di disegni animati made in Japan.
L’immagine che sta apparendo tuttora incrina il valore contenutistico di ciò che apprezziamo letterariamente e culturalmente. L’esempio è quello statunitense, dove i mass media sono potere, sono veicoli di indottrinamento “consumistico”. Soprattutto gli scrittori di SF sono riusciti a dare un quadro abbastanza chiaro dei pericoli che sopraggiungeranno con l’evolversi di questa situazione.
Molto probabilmente l’approfondimento dello studio dei valori nella letteratura del “fantastico” è inconsciamente una sintomatica difesa.
Il problema maggiore è nella ricettività dei nuovi fruitori di questa forma letteraria. Diventa logicamente indispensabile che tra i “produttori” di FS italiani ci sia una presa di coscienza di questa realtà, superando il feudalesimo culturale che alcuni manifestamente praticano.
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