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Circolo d'immaginazione

Il bollettino di City e le varie fanzine degli anni '80 hanno pubblicato spesso interventi e schede di film di sf; film che hanno avuto un peso significativo sia per il genere che per il mondo del cinema. In questa sezione vogliamo riproporre quelle che a nostro avviso possono avere una rilevanza dal punto vista storico e culturale.


Articolo riproposto da:
Fanzine periodica bimestrale, anno III, dicembre 1983, n° 14.


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Scheda filmografica

Krull
Krull
USA, 1983.

     

Krull

 

di Roberto Milan

Fantascienza e fantastico si legano saldamente in questo film di Peter Yates, ma è soprattutto l’ultimo aspetto a dominare, regalandoci una storia ricalcante i più usuali schemi dell’heroic fantasy. L’elemento fantascientifico è in effetti piuttosto circoscritto e riscontrabile unicamente nell’ambientazione della vicenda su un mondo alieno, nella minaccia del mostro che giunge con la sua gigantesca montagna-astronave dallo spazio, e da pochi altri particolari disseminati nell’evolversi della trama.
Su tutto prevalgono gli elementi fantastici, al limite del fiabesco (il principe che lotta per liberare la sua futura sposa dalla prigionia del mostro), che, se da una parte fanno apparire l’intera vicenda piuttosto scontata e prevedibile, dall’altra riescono a catalizzare l’interesse dello spettatore, riconducendolo ad una ancestrale dimensione mitologica. Il tutto purtroppo viene in parte eliso dall’eccessiva semplicità dei dialoghi e delle situazioni che indirizzano l’opera ad una più chiara essenza commerciale.
C’è comunque da dire che, grazie ad una regia lineare ed al tempo stesso incalzante, le situazioni si avvicendano fluidamente, contribuendo a mascherare le varie pecche della sceneggiatura.
L’opera sussiste essenzialmente a livello emozionale. Non indugia in considerazioni di carattere meditativo-filosofico, non ricerca niente di più profondo, riproponendosi solo di comunicare allo spettatore sensazioni piacevoli in grado di risvegliarne il latente spirito avventuroso. È soprattutto un tentativo di far convergere la simpatia di chi guarda sul principe in lotta e sull’allegra brigata che lo accompagna, dando luogo ad un processo di immedesimazione coinvolgente capace di far presa sul pubblico. I due intenti vengono indubbiamente realizzati, ma non sono da soli in grado di conferire all’opera una dimensione più profonda e completa.
Come già accennato la regia si mantiene su livelli soddisfacenti, proponendoci un Peter Yates in grado di perseguire gli scopi che si era prefissato, liberando la vicenda da ogni possibile lentezza, conferendole un ritmo adatto e proponendo sequenze molto suggestive, in questo aiutato anche dalla buona fotografia diretta da Peter Suschitzky.
È comunque importante puntualizzare che tutti gli elementi tecnici impegnati nella realizzazione di questa pellicola sono di qualità ineccepibile. Buona la fotografia, convincenti le scenografie e veramente di alto livello gli effetti speciali, alla stessa stregua di quelli di kolossal come “Guerre stellari” ed affini. Indubbiamente è questo il punto di forza dell’intera opera: la notevole spettacolarità unita all’accuratezza nei particolari, elemento quest’ultimo che concorre a dare una maggiore verosimiglianza agli eventi narrati.
La trama vede l’arrivo di un mostruoso alieno malvagio che, dagli spazi siderali, giunge, su di una gigantesca astronave a forma di montagna, sul pacifico pianeta di Krull. Quest’ultimo è un pianeta del tutto simile alla Terra in cui gli “uomini” vivono seguendo un modello di vita tipicamente medievale all’interno di imponenti castelli. Ed è proprio quando i due più importanti sovrani di quella terra vogliono sancire la loro alleanza con il matrimonio fra i propri figli, che subentrano gli emissari del mostro, chiamati “massacratori”. Fedeli al proprio nome, compiono una vera e propria strage e rapiscono la principessa per portarla al proprio padrone. Ma Colwyn, il giovane principe ora diventato re per la morte del padre, è stato solo ferito e, curato da un vecchio saggio sceso dalle montagne (Ynyr è il suo nome), è deciso ad uccidere il mostro per liberare la propria sposa ed il proprio mondo. Per riuscire nel suo intento ha bisogno però di possedere il “Glev” un’arma antica dotata di straordinari poteri, alla cui ricerca parte. Ed è solo dopo svariate peripezie, durante le quali il suo seguito si è ingrossato, che Colwyn riesce a trovare l’arma e a recarsi alla montagna a sfidare l ‘essere alieno. Quest’ultimo viene reso molto bene, molto suggestive sono le immagini dell’interno della montagna come pure quelle della scena girata nella palude.
Appare anche convincente l’interpretazione del giovane re data da Ken Marshall; l’ex “Marco Polo” televisivo si trova a suo agio anche nei panni dell’intrepido eroe pur se, bisogna convenirlo, la parte in questione non era eccessivamente impegnativa. In definitiva l’intero cast si è dimostrato all’altezza della situazione, senza brillare troppo ma al contempo senza cadere in una recitazione piatta e incolore.
C’è inoltre da segnalare l’ottima colonna sonora, ad opera di James Horner (che in alcune occasioni ha ricordato il miglior John Williams), capace di sottolineare in maniera molto adatta le fasi più salienti della vicenda, presentando brani in perfetta sintonia con l’essenza globale della pellicola.
Al di là quindi di un finale un po’ retorico (solo la forza dell’amore riuscirà a sconfiggere il mostro, anche là dove il potere del “Glev” ha fallito), il film si evidenzia per l’aura di suggestione che induce nello spettatore, per l’impatto che ha su di esso e per il piacevole incanto che questo impatto sa generare. Perché la fantasia possa essere cullata fra antichi sogni.