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Circolo d'immaginazione

Il bollettino di City e le varie fanzine degli anni '80 hanno pubblicato spesso interventi e schede di film di sf; film che hanno avuto un peso significativo sia per il genere che per il mondo del cinema. In questa sezione vogliamo riproporre quelle che a nostro avviso possono avere una rilevanza dal punto vista storico e culturale.


Articolo riproposto da:
Fanzine periodica bimestrale, anno III, febbraio 1984, n° 16.


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Scheda filmografica

Il ritorno dello Jedi
Star Wars: episode VI – Return of the Jedi
USA, 1983.

     

Il ritorno dello Jedi

 

di Roberto Milan

Formulare un corretto giudizio su di una pellicola come “Il ritorno delle Jedi” è quanto mai arduo perché estremamente difficile è la scelta della linea di condotta da seguire. Se da una parte una valutazione critica porterebbe ad esiti notevolmente negativi, dall’altra, rinunciando alla ricerca di contenuti e ricollegandosi solo all’aspetto estetico, l’opera risulta, se non buona, almeno salvabile.
Come i suoi predecessori anche “Il ritorno dello Jedi” è una favola in cui l’avventura, invero scontata e vissuta da personaggi decisamente stereotipati, si concatena con l’incessante lotta tra il bene e il male, riproponendo la figura dell’eroe, o del gruppo di eroi, in grado di lottare per le proprie convinzioni (ideali di patria e di libertà) con tutte le forze e di risultare alfine vincitori. Pur se la storia si ripete, non cessa di manifestare la sua straordinaria attrattiva sull’animo dello spettatore per un processo di auto identificazione che, seppur a livello inconscio, esiste ed è generato dal bisogno di controbilanciare gli effetti negativi del senso di frustrazione che spesso accompagna l’esistenza dell’uomo.
È per questo che l’intera saga di “Guerre stellari” ha avuto successo (e si potrebbe dire altrettanto per tutti gli altri film, anche non di fantascienza, che si basano sulle episodiche avventure affrontate da un eroico protagonista), perché regala allo spettatore due ore di piacevole divertimento lontano anni-luce dalle miserie della vita quotidiana; intendiamoci, allo spettatore che si lascia cullare dai sogni evocati dall’opera e non ricerca vanamente contenuti particolari. Altrimenti ci si accosta al film nel modo peggiore, denotando, a mio avviso, un’ostinazione notevole, in quanto è inutile tentare di trovare qualcosa di profondo in una pellicola chiaramente concepita per non averlo.
La trama è di una semplicità scoraggiante e ripropone tutta una serie di motivi conduttori già ampiamente sfruttati, non introducendo praticamente nessuno spunto nuovo. La caratterizzazione dei personaggi è inesistente; già era estremamente labile in “Guerre Stellari” e ne “L’Impero colpisce ancora”, ma qui cade nella più evidente banalità, incorrendo in una serie di luoghi comuni e di battute scontate ulteriormente dequalificanti (fa piangere il cuore vedere Harrison Ford, già interprete di film come “I predatori dell’arca perduta” o l’ottimo “Blade Runner”, costretto a recitare in un modo simile).
Su questa struttura di base si inserisce una moltitudine di esseri alieni che, in questo terzo episodio, acquistano in vari casi forme piuttosto infantili al limite del ridicolo, accentuando l’impressione che il prodotto sia essenzialmente rivolto ad un pubblico molto giovane. Non sto parlando dei simpatici Ewoks, a ad esempio della banda di suonatori alla corte di Jabba, oppure di alcuni componenti extraterrestri della flotta stellare ribelle; c’è comunque il modo di rifarsi con l’ottima realizzazione dello Yoda già ammirata ne “L’Impero colpisce ancora”, e con le discrete prestazioni ottenute con le altre creature.
Come già detto, praticamente inesistenti contenuti più profondi ed impegnati se si esclude il concetto di “forza” come trascendenza della dimensione umana in grado di donare una nuova dimensione all’essere vivente nel suo rapporto con l’universo; ma c’è da sottolineare che si tratta di accenni appena riscontrabili che, abbandonati a se stessi, perdono ogni significato, pur conservando la loro carica di suggestività. Lo scopo di Lucas è chiaramente quello di divertire emozionalmente il pubblico senza impegnarne molto l’intelletto. Sotto questa ottica è certamente giusto affermare che l’intera saga di “Guerre Stellari” parla ai sensi e non alla mente dello spettatore.
Rimanendo in tema di sensi, non si può non menzionare la notevole spettacolarità dell’opera; effetti speciali al limite della perfezione conferiscono un’aura di realismo ad una trama dichiaratamente fantastica, deliziando il gusto estetico del pubblico, abbagliandolo con il loro fulgore e facendo quindi perdere di vista le effettive manchevolezze della pellicola per quanto riguarda la sostanza.
Le notizie che hanno accompagnato l’arrivo de “Il ritorno dello Jedi” ci parlano comunque di uno spiegamento di messi impressionante, con un budget attorno ai trentacinque milioni di dollari; sforzo ben ricompensato se si considera che dopo la prima settimana di programmazione negli Stati Uniti gli incassi erano giunti a 41 milioni di dollari e che le pubblicità italiane post-natalizie davano un incasso globale di 500 miliardi di lire per una presenza di cento milioni di spettatori in tutto il mondo.
La regia si adatta agevolmente alla trama e risulta molto lineare, ma del tutto spersonalizzata, anche se capace di disporre in maniera intelligente degli effetti speciali a disposizione. Richard Marquand, a cui George Lucas ha affidato la direzione di questo terzo episodio, è un regista poco più che trentenne senza una grossa esperienza; cinematograficamente ha debuttato nel 1980 con “La cruna dell’ago”, mentre in precedenza si era dedicato alla televisione e alla realizzazione di documentari come “Alla ricerca del Nilo” e “Nascita dei Beatles”. Questa influenza documentaristica è tutto sommato visibile nella scelta delle immagini tese ad esaltare l’elemento spettacolare, mentre rivela i suoi limiti quanto a coesione dell’intera vicenda. In definitiva Marquand rimane, comunque, il regista adatto ad un simile film, quindi la sua prova è da considerarsi positiva in questa occasione.
Spendere parole sulla sceneggiatura, ad opera di George Lucas e Lawrence Kasdan, è inutile per la pochezza della stessa; c’è solo da ricordare per gli eventuali interessati che ad essa James Kahn ha tratto un romanzo dall’omonimo titolo edito da Sperling & Kupfer, e che è anche stato messo in circolazione un fotolibro del film (le iniziative collaterali non finiscono qui, ma continuano con la ormai usuale riproduzione in miniatura dei personaggi della saga, nonché con una serie di trasferelli ispirata ad essi; questo per riconfermare l’estrema commercializzazione di simili kolossal).
Mentre la colonna sonora del sempre valido John Williams si mantiene sempre su livelli buoni, riproponendo comunque gran parte del materiale utilizzato per i precedenti episodi; non si può dire altrettanto della qualità interpretativa dei vari componenti del cast. La recitazione appare vuota e approssimativa e la scusante relativa alla pochezza dei personaggi forse non può bastare.
Rimane comunque una netta tendenza a passare da un’ambientazione tipicamente fantascientifica ad un clima più rivolto verso il fantasy accentuando indubbiamente quel senso di evasione dalla realtà che caratterizza indelebilmente l’intera vicenda. Di nuovo i sensi a predominare sulla mente.
In conclusione, per apprezzare questo nuovo episodio della serie c’è un solo modo: liberare completamente la propria fantasia sorvolando sulla ripetitività delle situazioni e sulla estrema semplicità dei personaggi, imponendosi di dominare il proprio spirito critico. Così la pellicola può regalare piacevoli emozioni e magari lasciare un buon ricordo di sé nell’animo dello spettatore, altrimenti non si può che restare delusi constatando i difetti connaturati all’opera.
La trama:
La tra trama di questo terzo episodio, cronologicamente inserito al sesto posto nella saga, vede Luke Skywalker impegnato a liberare Han Solo e la principessa Leia Organa tenuti prigionieri nella fortezza di Jabba, una mostruosa creatura a forma di rospo che governa il pianeta Tatooine insieme ai suoi briganteschi sudditi. Riuscito nell’impresa dopo aver ucciso Jabba e gran parte del suo seguito, Luke si reca sul pianeta Dagobah per consultarsi con lo Yoda; quest’ultimo, in punto di morte, gli rivela che Darth Vader è effettivamente suo padre e che la principessa Organa è sua sorella. Il vecchio saggio si spegne affidando a Skywalker il compito di perpetuare l’ordine degli Jedi, i cavalieri che posseggono la “Forza”, di cui Luke è rimasto l’unico erede. Nel frattempo l’Impero inizia a ricostruire la Morte Nera, la potente base spaziale militare in grado di stroncare definitivamente la ribellione; Han Solo, Skywalker e l’esigua flotta indipendente hanno il compito di distruggerla. Quando tutto ormai sembra inutile, l’aiuto degli Ewoks, una razza di buffi orsacchiotti, salva la situazione e permette l’ardua impresa.